Sugli “atteggiamenti” dei Consulenti di Management

Nei tanti (troppi ormai!) anni della mia attività professionale ho avuto la grande fortuna di poter conoscere, osservare e frequentare abbastanza da vicino svariate centinaia di Consulenti di Management: alcuni li ho avuti come colleghi, molti li ho intervistati, per possibili successive collaborazioni, moltissimi li ho incontrati di persona o in via virtuale, a livello sia nazionale che internazionale, nella vita associativa di ICMCI, FEACO, Assoconsult e APCO.

A prescindere dalle capacità tecniche e realizzative che questi Consulenti sono capaci di mettere a disposizione dei loro clienti, mi ha sempre colpito la diversità degli “atteggiamenti” che ho visto adottare da loro, a livello più o meno conscio. E’ su queste diversità che desidero fare qualche ragionamento con voi, partendo dalla premessa che gli aspetti che ho individuato e che di seguito riporto non hanno alcuna pretesa di essere esaustivi, e che probabilmente bene si prestano ad una più sapiente clusterizzazione da parte di qualche collega psicologo, che voglia utilizzare il Myers-Briggs Type Indicator o altra metodologia simile.

COMPORTAMENTI / MODI ESSERE differenti, osservati negli anni nei Consulenti di Management
(ciascuna coppia di modi di essere può essere immaginata su una scala bipolare)

Ci sono consulenti che …
1.       ascoltano molto / parlano molto
2.       stanno in disparte, in attesa / riempiono tutti gli spazi e i tempi (tendendo ad essere “ingombranti”)
3.       sanno essere amabili / sono scostanti
4.       sanno essere umili / sono arroganti
5.       tendono ad essere amiconi a tutti i costi / tendono a restare “sulle loro”
6.       adottano la massima trasparenza / si circondano da un pizzico di mistero
7.       si preoccupano di aver ragione / cercano di risultare utili per i loro clienti
8.       forzano le situazioni / médiano
9.       si dimostrano flessibili / sono intransigenti e rigidi
10.   sono teorici / sono pratici e concreti
11.   sono razionali / sono emozionali
12.   sono distaccati / sono appassionati
13.   sanno essere generosi / hanno il “braccino corto”
14.   hanno vedute ampie (volano alto) / stanno sul “qui e adesso”
15.   cercano di portare sempre e comunque un po’ di valore / si attengono strettamente alle richieste del cliente
16.   si dimostrano freddi e distaccati / si danno un gran da fare per realizzare ciò che hanno in mente
17.   sono sinceri e tranquillizzanti / sono complicati e poco trasparenti
18.   vedono (solo) le foreste / vedono (solo) gli alberi
19.   vogliono stupire a tutti i costi / tendono all’understatement
20.   galvanizzano chi sta loro intorno / sono prevalentemente preoccupati del rispetto delle regole e dei tempi
21.   ….

Domande:
1. Vi vengono in mente altre antinomie? Me le vorreste suggerire?
2. E in termini di clusterizzazioni, voi amici psicologi, che modelli proponete?
3. E poi non sfuggiamo alla domanda chiave: noi come ci auto-valutiamo rispetto a queste 20 modi di essere?

A titolo esemplificativo, mi viene in mente un consulente-manager, con cui ho avuto occasione di lavorare per diverso tempo, che non era un vero e proprio consulente di management come lo possiamo intendere noi, nel senso che sapeva piuttosto poco di contenuti e di approcci metodologici, ma era un grande trascinatore, un grande motivatore, e sapeva dare a ciascuno il ruolo giusto, nel momento giusto, per ottenere i migliori risultati in quella specifica circostanza ...

Oppure posso citarvi un altro grande consulente, appassionato di sé stesso a tal punto che nei colloqui (con i colleghi, con i capi, con possibili nuovi clienti e persino con clienti acquisiti) parlava,  parlava sempre, senza dare il minimo spazio ai suoi interlocutori, e parlava solo di sé, di quanto era bravo, di quanto aveva fatto bene …

Ho conosciuto altri colleghi sempre di cattivo umore, aggressivi, sospettosi, pronti a non essere d’accordo “a priori” …

Altri che millantano ad ogni piè sospinto le loro conoscenze, che sono stati a scuola con questo, che hanno lavorato con quello, che danno del tu a quest’altro …

E che dire di quelli che fanno le domande, ma non attendono le risposte, per incalzare con ulteriori domande, per far vedere che loro sì che la sanno lunga? (qualche famoso giornalista, se ci fate caso, nelle sue interviste alla radio si comporta proprio così …)

Chiudo suggerendo delle domande chiave per aiutare i clienti (o gli eventuali colleghi/capi/partner …):

1. Lo/la vorrei come amico/a?
2. Ci passerei volentieri una serata insieme?
3. Ci farei una vacanza/un viaggio?
4. Volentieri lo/la vorrei nella mia squadra/azienda/società?
….

Mia conclusione: le competenze tecniche certo sono importanti, ma il carattere e i comportamenti nelle relazioni forse ancora di più (e sicuramente il loro grado di importanza varia anche in relazione al “tipo di consulenza” a cui facciamo riferimento, come abbiamo già visto nell’articolo “Vari tipi di consulenza”, vedi altri articoli).