Come diventare un esperto riconosciuto

Come diventare un esperto riconosciuto
Vladimiro Barocco, CMC

Affermarsi come esperti nella propria area di specializzazione o nella nicchia, entro la quale si è deciso di operare, è uno dei modi migliori per fare marketing per la propria attività di consulente. Molti professionisti e consulenti di management sottovalutano l’importanza di essere riconosciuti come esperti in una specifica area, sebbene promuovere la propria specializzazione sia uno dei modi più efficaci per favorire la crescita dell’attività.

Le azioni da mettere in atto per essere riconosciuti come esperti sono:

Scrivere un libro
Il primo passo verso la notorietà è scrivere un libro, che rappresenta il denominatore comune di molti esperti riconosciuti. Penso a Tom Peters per il management, Edward DeBono per la creatività, Jeffrey Gitomer per le vendite. Per l’Italia cito Franco d’Egidio, Edoardo Gambel, Marco Raimondi, Enrico Valdani e Gianni Marinozzi. Alcuni di loro sono legati al mondo accademico ma sono anche tutti consulenti di management. Forse non sono noti a tutti, ma chi opera nel marketing ha sicuramente letto almeno un loro libro.

Un libro pubblicato nel modo tradizionale, anche se non arricchisce l’autore, assicura visibilità e quindi una dose di notorietà. Il libro scritto facilita la collaborazione con le riviste di settore, quelle lette dai potenziali clienti dell’autore, che si dimostrano aperte a una collaborazione o le stesse riviste si spingono a chiedere articoli per i loro lettori. Più articoli fanno conoscere meglio il consulente e tutto questo favorisce le richieste provenienti da possibili aziende clienti. Non va poi scordato che i clienti, di solito in modo corretto, danno per scontato che se una rivista di settore pubblica un articolo del consulente, questi conosca l’argomento.

In alcuni casi il libro arriva dopo la redazione di una serie di articoli che raccolti e rielaborati possono costituire la struttura di un libro che editori attenti al mercato della consulenza saranno lieti di valutare per un’eventuale pubblicazione. Non va dimenticata la possibilità di pubblicare in proprio nel formato ebook (vedasi Lulu, la stessa Amazon), senza dimenticare le opportunità offerte dal print on demand.

Una volta ottenuta l’etichetta di esperto con la pubblicazione del libro e/o di articoli è possibile avviare l’autopromozione presso le redazioni di quotidiani locali o nazionali stabilendo un contatto diretto con il redattore che coordina l’area di interesse del consulente. In questo modo si potrà avviare una collaborazione – tramite una rubrica curata dal consulente – o essere intervistati su temi che rientrano nella propria area di specializzazione. In ogni caso il professionista deve tenersi lontano da un’etichetta, piuttosto – attraverso libri, articoli, webinar ed eventuali social media – deve mostrare la sua mission, in altre parole deve indicare cosa porta alle aziende clienti.

Media
Giornalisti e conduttori televisivi hanno costantemente bisogno di esperti per fornire informazioni e analisi ai loro lettori e telespettatori. Questi esperti sono pochi e a volte non sono disponibili per giornali e televisioni locali. Non si deve sperare in una chiamata spontanea, al contrario va offerta la propria disponibilità, mostrando la conoscenza della materia e l’esperienza maturata. Se un giornalista sa che può contare sul vostro aiuto vi telefonerà in studio, magari per ottenere una citazione utile per terminare un articolo. Il periodico è un “prodotto” che va pubblicato con regolarità e produrre un magazine mensile di 52 o 60 pagine comporta un costo importante.
Proponete una collaborazione ai periodici di associazioni imprenditoriali e sarà alta la probabilità di vederla accolta, magari dopo molte raccomandazioni su cosa scrivere per i loro associati e come fare. Il consiglio vale anche per i giornali locali; in questo caso per una rubrica settimanale.              

Avere un sito web e tenere un blog
Nell’attuale società, pervasa da internet, sito web e blog rappresentano una grande opportunità di marketing per comunicare con il mercato, discutere temi relativi alle aziende di interesse e aprire un forum dove ricoprire il ruolo di esperto. Internet - a differenza di molte altre forme di comunicazione: elenchi telefonici, guide, pubblicità su riviste – permette al professionista di competere alla pari con studi più grandi. Anche altri professionisti stanno usando internet e gli strumenti ad esso collegati per cogliere l’opportunità offerta da internet per ottenere visibilità e raggiungere la notorietà. La chiave per un sito di successo di uno studio di consulenza è costruire un sito web pulito, che evita flash e troppo grafica, scritto in un italiano fluido, che concentra i contenuti che i potenziali clienti porrebbero nel corso di un colloquio di persona. Quindi chiedetevi quali domande potrebbero digitare i potenziali clienti in Google o altro motore di ricerca e poi rispondete con i contenuti che inserirete nelle pagine del sito. Ripetete questo processo con regolarità, con l’aggiunta di nuovi contenuti e nuove pagine. Il risultato? Chi ha bisogno di un aiuto specifico, troverà online un vostro post o una nota con le risposte ai suoi quesiti e l’ovvia conclusione da parte loro: “Ho trovato l’esperto che cercavo!”

Avere contenuti di interesse che rispondono ai bisogni dei navigatori permette di stabilire, assieme agli articoli pubblicati nelle riviste, la propria autorità, non semplicemente di dichiararla. Il tutto va abbinato a ebook, che trattano specifici temi, che si dimostrano utili per attrarre nuovi navigatori e ottenere in cambio il loro indirizzo di posta elettronica e altre informazioni utili per successive azioni di mailing.

Condurre seminari
Anche i seminari rappresentano un ottimo strumento per farsi conoscere al pubblico formato dai potenziali clienti e per migliorare la reputazione di cui godete tra il pubblico target. Ciò è vero se condurrete bene i seminari, non vi limiterete a essere dei buoni insegnanti e vi mostrerete capaci di ispirare nuove idee, specie se vi trovate di fronte a gruppi di imprenditori. I seminari possono essere organizzati in proprio, come eventi dello studio, o da associazioni imprenditoriali ed enti preposti al buon andamento dell’economia locale: Camera di Commercio, Enti di sviluppo, Consorzi. È importante scoprire chi, all’interno di queste realtà, si occupa di convegni, tavole rotonde ed eventi.

Conclusioni
Le riprendo dal libro di Port Michael, Book yourself solid che trovate in Amazon.com:

· Scegliete i vostri clienti ideali in modo da lavorare solo con persone che vi ispirano e vi danno energia.
· Capite perché le persone comprano quanto proponete loro.
· Sviluppate un brand personale in modo da essere memorabile e unico.
. Parlate di ciò che fate senza apparire confuso o banale.

Quando il mercato è debole, quale strada scegliere: specializzazione o allargamento servizi offerti?

In situazioni prolungate di insufficiente attività il consulente è incerto su quale direzione prendere per assicurare la crescita del suo business:

1.     Concentrarsi sulle sue specializzazioni.
2.     Aggiungere nuove aree di consulenza.

Rimane una terza strada che consiste nel ricercare una propria nicchia di mercato costruita sulla base delle competenze riconosciute, delle doti e attitudini personali e nell’individuare i ideali cercati.

La nicchia è il risultato del concorso di: un target clienti, servizi costruiti attorno al target, erogabili per doti e competenza e del consulente.

I vantaggi offerti da una nicchia si possono elencare in:
  • maggiore visibilità del consulente per una minore pressione dei colleghi in quanto meno numerosi
  • minore concorrenza sulle quotazioni praticate per la specializzazione dell’offerta
  • passaparola più veloce ed efficace.
L’ampliamento delle aree di consulenza apre invece a una intensa competitività per la presenza di più concorrenti, con conseguente attenzione alle quotazioni da parte dei possibili clienti e inoltre diminuisce, in generale, la propria competenza che si può “spendere”. Per il concorso di queste componenti la probabilità di ottenere maggiori incarichi è solo nominale e non sostanziale.

Per approfondimenti seguite questi link:
http://startmyconsultingbusiness.com/ignore-this-at-your-own-risk-how-to-find-a-profitable-niche-for-your-consulting-business-part-1/

http://startmyconsultingbusiness.com/ignore-this-at-your-own-risk-how-to-find-a-profitable-niche-for-your-consulting-business-part-2/

http://startmyconsultingbusiness.com/the-1-question-you-need-to-answer/

Inoltre cercate in internet: Finding, Building, and Marketing a Niche: it’s never too Early to start.

Condividete questo tema con amici e colleghi.

Vladimiro Barocco, CMC

7 gravi errori che impediscono il successo al libero professionista

7 gravi errori che impediscono il successo al libero professionista

Sono errori che in molti commettiamo. La conseguenza è grave: impediscono di raggiungere il successo che i più meritano per le proprie capacità professionali.
Questi gli errori che si fanno:

1.Sprecare tempo in attività che si possono delegare ad altri. Tra queste attività va inserita la maggior parte del lavoro di gestione e amministrativo. È forte la tentazione di fare tutto da soli, magari con la scusa del risparmio, ma si dimentica che in questo modo si spreca tempo, la risorsa principale del professionista. Il tempo liberato, delegando altri a fare le stesse cose, può essere impiegato in modo più utile per allargare la base clienti, ad esempio.

2.Essere privi di una strategia di sviluppo della propria attività. Ancora troppi consulenti non si fanno guidare da un piano marketing e così rimangono le tattiche a mostrare la via da percorrere. Senza un piano non si hanno obiettivi SMART. Anche il volume in euro della propria attività è più un desiderio che un obiettivo perché non viene ripartito in obiettivi parziali:

- compenso orario;
- numero ore fatturabili;
- reddito proveniente da clienti attivi;
- reddito da nuovi clienti;
- importo medio di una commessa.

3.Non cercare una specializzazione attraverso lo studio dei clienti serviti e la comprensione dei motivi per i quali hanno dato, proprio a noi, l’incarico. La specializzazione spinge a concentrarsi su una nicchia di mercato. Sembra rischioso, ma non lo è perché porta a essere leader di quella nicchia, consente di concentrare gli impegni di marketing e richiede minore risorse.

4.Non ridurre a processo le attività di marketing e non automatizzarle. Queste due attività permettono di fare marketing anche quando si è troppo presi dal lavoro di consulenza. Continuare a fare marketing consente di non inaridire il proprio “imbuto delle vendite”.

5.Non dare seguito ai contatti avuti tramite internet o segnalazioni. È una carenza concreta, emersa anche dalla ricerca “veloce” che ho condotto alcuni mesi addietro.

6.Non riuscire a incrementare il volume d’affari per la volontà di accentrare tutte le attività. Essere davvero soli significa battersi su tre fronti: servire i clienti, fare marketing e gestire lo studio. Tre attività che consumano il nostro tempo e pongono un limite invalicabile al nostro reddito.

7.Non trovare piacere per l’attività svolta. Se questa non ci ispira, nei fatti ci troviamo coinvolti in un autoboicottaggio. Johann W. Goethe diceva: “Le cose migliori si ottengono solo con il massimo della passione”.

Per approfondimenti seguite questo link:
http://info.lawfirmsuites.com/7-deadly-mistake-that-prevent-law-practice-success

Vladimiro Barocco, CMC

I dieci errori di marketing che fanno i consulenti di management

I dieci errori di marketing che fanno i consulenti di management

Stephen Fairly, consulente di marketing legale, ha selezionato in un suo ebook i primi dieci errori di marketing commessi dagli avvocati. Nella sostanza sono gli stessi che commettiamo noi consulenti di management.

Ecco i dieci errori:

1 Scegliamo un target di mercato sbagliato. I motivi possono essere differenti, legati a una specifica esperienza che non si ha, una struttura insufficiente, una visibilità che non si ha.
2 Utilizziamo in prevalenza tecniche di marketing passivo in alternativa a quelle di marketing attivo. Preferiamo pubblicità, referenze fornite da terzi, brochure invece di curare un blog, cercare opportunità per essere relatori a convegni, incontrare possibili clienti.
3 Facciamo troppo networking, partecipando a gruppi di discussione dove sono presenti soprattutto colleghi e pochi potenziali clienti o lo facciamo nelle occasioni sbagliate
4 Speriamo che qualcuno trovi clienti per noi.
5 Non testare, ripetutamente, i risultati del proprio impegno di marketing. Trascuriamo le statistiche di Analytics e quelle fornite dai programmi di mailing o della pagina Facebook dello studio.
6 Ci concentriamo sui servizi forniti invece di porre il focus sui benefici degli stessi.
7 Non usiamo il marketing per sostenere l’impegno di vendita. Molti confondono il marketing con le vendite. La vendita conclude il ciclo iniziato con il marketing.
8 Non disponiamo di un piano marketing. Avere un piano marketing significa avere l’itinerario del “viaggio nel mercato”. Permette di ottenere risultati migliori con minori imprevisti.
9 Non destiniamo sufficienti risorse al piano marketing. Non serve avere un buon piano di viaggio se poi non si riempie a sufficienza il serbatoio.
10 Proviamo essere autosufficienti. Alcune attività – realizzazione di un sitoweb, progetto e lancio di un’azione di lead generation, sono due esempio - costano meno e con risultati migliori, se delegate a professionisti preparati.

Chi vuole approfondire il tema trattato, cerchi in rete questo e.book: How to avoid the top 10 marketing mistakes attorneys make (link) [1] http://www.therainmakerblog.com/2016/06/articles/law-firm-marketing/new-free-ebook-on-how-to-avoid-the-top-10-marketing-mistakes-attorneys-make/ di Stephen Fairley, The Rainmaker Institute, Gilbert, Usa.


Buona lettura.
Vladimiro Barocco



Fate del marketing per la crescita del vostro business

Fate del marketing per la crescita del vostro business

Il titolo può suonare banale per molti imprenditori. In realtà rappresenta una provocazione per molti professionisti che prima della crisi non registravano difficoltà nell’avere un carico di lavoro sufficiente per i loro obiettivi.

La crisi ha rimescolato le carte e anche i professionisti devono gestire il loro business con il piglio da imprenditori. Basta seguire i consigli di Brennan Dunn che ci invita a costruire un nostro imbuto delle vendite per non rimanere a corto di incarichi.

Per alimentare l’imbuto, con potenziali clienti che richiedono un progetto per dare una soluzione a un loro problema, è importante attivare una serie di azioni per entrare in contatto con loro. Azioni tipo:

  • Post del blog del proprio sito;
  • Post ospitati in altri siti, di colleghi con i quali esiste una collaborazione;
  • Campagne informative tramite Facebook, LinkedIn, Google Adworks e altri;
  • Essere relatore a convegni;
  • Pubblicare articoli su riviste di settore.
Si “catturano” potenziali clienti anche con la distribuzione gratuita di documentazione utile (tipo: e-book, presentazioni ppt, check list/diagnostici) in cambio di informazioni (ad esempio la casella di posta elettronica).

Per leggere l’intero articolo, cercate su Google: Creating the ultimate sales funnel for your freelancing business.

Buona lettura.
Vladimiro Barocco

Quale futuro per la consulenza

A cura di Vladimiro Barocco, Socio APCO CMC.

Quale futuro per la consulenza 

Segnalo alla vostra attenzione due contributi utili per riflettere sul business della consulenza:

  1. The future of consulting
  2. The consulting firm of the future.
In entrambi si possono leggere le previsioni che interessano anche il singolo consulente che opera come “lupo solitario” o, più realisticamente, come free lance.

La lunga crisi che ha interessato l’economia e lo sviluppo della tecnologia hanno cambiato il modo di fare consulenza:
-          le aziende esaminano con maggiore attenzione le spese di consulenza;
-          internet ha cambiato il gioco favorendo il lavoro virtuale di gruppo a costi quasi nulli grazie alla infrastruttura (Skype, Google Docs, ecc.) disponibile.

Le previsioni riguardano le società di consulenza e i singoli consulenti. Le prime decideranno una riduzione dei loro organici per essere più snelle e agili e allo stesso tempo si organizzeranno per avere, in termini calcistici, una panchina lunga di consulenti già testati in precedenza per fare fronte a picchi di lavoro o dare risposta alle richieste di particolari specializzazioni.

Le richieste delle aziende clienti riguarderanno:
-          specializzazione su temi particolari, ma anche di business perché il consulente deve capire il business dell’azienda cliente;
-          flessibilità, che dal punto di vista delle aziende clienti si può così sintetizzare:

“Una società di lavoro interinale e una di consulenza rappresentano due modelli molto diversi. Ci aspetteremmo un’unica società per fare entrambe le cose”.

Il 57% degli interpellati, 800 senior fruitori di consulenza, dichiarano di essere d’accordo con questa affermazione e il 13% è molto d’accordo.

Approfondimenti:
www.linkedin.com/pulse/future-consulting-toughts-how-industry-should-evolve-douglas-cole
http://edenmccallum.com/pdfs/Consulting_Firm_of_the_Future_2013.pdf

PIAZZA BIADE, 100 + MODI PER AUMENTARE LE VISITE AL PROPRIO SITOWEB

La promozione delle nostre attività di consulenza si è trasferita sul web e si deve essere degli esperti in webmarketing per guadagnare l'attenzione dei possibili clienti.

Viene in aiuto un post trovato nel web, semplice ma ricco di informazioni pratiche per ottenere più visitatori, con rinvii a link per eventuali approfondimenti.

I consigli sono divisi in sezioni:

a) Contenuto di un blog e suggerimenti per il suo successo.
b) Multimedia per valorizzare il sito.
c) Socialmedia per attirare navigatori.
d) Aprire il blog a colleghi e ad altri blogger.
e) SEO per ottimizzare la ricerca.

Questo il link per arrivare veloci al post segnalato:
- https://graphpaperpress.com/blog/101-simple-tips-increase-website-traffic/

Buona lettura.
Vladimiro Barocco

Evoluzione della consulenza in Italia

A cura di Vladimiro Barocco, Socio APCO CMC.

Evoluzione della consulenza in Italia

di Roberto Nava

Fonte: SYMPHONYA, rivista online di management edita da ISTEI, Università di Milano Bicocca

È cambiato il mercato ed è cambiato il ruolo della consulenza. Il know how circola ora più facilmente. Le aziende non chiedono più strategie perché sanno elaborarle al loro interno. Piuttosto chiedono un supporto per la realizzazione della strategia.

Il ruolo della consulenza si è ampliato e ai consulenti viene richiesto di favorire il cambiamento, concentrando le energie per realizzare la strategia definita e identificare quanto va cambiato: processi, portafoglio competenze, ad esempio.

Per rispondere al nuovo ruolo al consulente vengono richieste doti dialettiche oltre che analitiche. La sua professionalità va arricchita con nuove competenze soft quali: capacità di mediazione, comunicazione, creazione di un ambiente positivo al cambiamento.

Per approfondimenti: http://www.unimib.it/upload/gestioneFiles/Symphonya/lastita/f200 71/navaita12007.pdf